La finestra di tolleranza per la comprensione del benessere psicologico

La finestra di tolleranza per la comprensione del benessere psicologico

La capacità di regolare e modulare sensazioni ed emozioni

Qualsiasi valutazione psicologica e clinica deve necessariamente essere effettuata attraverso consulenza professionale: le seguenti informazioni devono essere considerate di natura scientifica e divulgativa ovvero generalizzazioni eventualmente utili al lettore. L’articolo verrà aggiornato, modificato ed aggiornato nel tempo per migliorarne la chiarezza e l’efficacia comunicativa, anche in rapporto alle domande, alle riflessioni ed ai dubbi degli utenti del sito.
A tal proposito, puoi scrivere a info@paolofiore.it.

Tempo di lettura: 5 minuti

Indice dei contenuti

La comprensione del funzionamento psicobiologico del sistema nervoso
Elaborazione delle informazioni cosciente ed incosciente
Elaborazione integrata e finestra di tolleranza
Il sistema vagale e l’organizzazione gerarchica
Una questione di psicologia clinica
Disregolazione ed eccessiva attivazione psichica
Disregolazione ed eccessiva disattivazione psichica

La comprensione del funzionamento psicobiologico del sistema nervoso

Elaborazione delle informazioni cosciente ed incosciente

Il sistema nervoso è una struttura funzionale deputata alla elaborazione delle informazioni derivanti dalla interazione con la realtà circostante: fondamentalmente organizza e gestisce la nostra percezione della realtà, processa ed associa i dati e genera valutazioni che consentono di operare scelte ed eseguire azioni finalizzate a generare un miglior adattamento alla realtà.

Il processo di elaborazione è sostanzialmente implicito, ossia avviene in modo incosciente, come perlopiù ad esempio avviene per il controllo della postura, dell’equilibrio e del movimento, aspetti che ciascuno di noi gestisce senza uno sforzo volontario: infatti tali processi nervosi operano simultaneamente e consentono al nostro corpo di realizzare molti scopi in modo automatico, quindi senza necessità di un investimento attivo di energia. Quando ci riferiamo alla coscienza, in senso ampio potremmo dire l’esperienza che ciascuno di noi possiede riguardo sensazioni, emozioni, pensieri ed azioni volontarie, motivo per cui con il termine coscienza genericamente ci riferiamo ad uno speciale processo di elaborazione accessibile alla nostra consapevolezza, che emerge come esperienza soggettiva: l’elaborazione cosciente consente di focalizzare la nostra attenzione su dati di realtà considerati particolarmente rilevanti e meritevoli di un investimento di attenzione volontario.

Un esempio che può chiarire tale descrizione facendo riferimento alla vita quotidiana potrebbe essere il seguente. Il primo giorno di esercitazione a scuola guida pone la persona di fronte alla necessità di imparare ad utilizzare un mezzo tecnico complesso e potenzialmente pericoloso, motivo per cui la nostra attenzione, direzionata dall’istruttore attraverso indicazioni esperte, è completamente focalizzata nel cercare di capire cosa sia giusto fare e nel provare a percepire quali siano i movimenti adeguati da compiere per acquisire il controllo del mezzo (ad esempio, l’uso della frizione). L’elaborazione cosciente è dunque totalmente assorbita dalla situazione lasciando sullo sfondo i processi impliciti secondari (ad esempio, la percezione della temperatura corporea che in quel momento non è rilevante). Il processo di apprendimento genera nuovi automatismi relativi alla capacità di guidare il veicolo che permetteranno al guidatore esperto di dialogare con un passeggero di temi interessanti (elaborazione cosciente) mentre il proprio sistema nervoso gestisce il controllo del veicolo (elaborazione implicita).

Elaborazione integrata e finestra di tolleranza

Il sistema di elaborazione delle informazioni è un sistema complesso che prevede l’interazione di differenti componenti che cooperano per realizzare lo scopo finale, ovvero un adattamento più vantaggioso possibile nella interazione con la realtà circostante. Tale organizzazione richiede un tempo di processamento variabile, che dipende dal tipo di situazione che è necessario fronteggiare, motivo per cui situazioni percepite e valutate come urgenti, che quindi impongono un tempo di reazione immediato, rinunciano all’utilizzo di componenti di elaborazione che dilaterebbero il tempo di risposta.

Una esemplificazione piuttosto evidente può essere la reazione riflessa che si esprime quando tocchiamo un oggetto estremamente caldo, il cui semplice contatto genera una reazione di ritiro fisico, come quando erroneamente tocchiamo una pentola ricolma di acqua bollente: dilatare il tempo di elaborazione dei dati riflettendo sul grado di calore percepito e valutare la gravità del danno al tessuto epiteliale non offre alcun vantaggio significativo, motivo per cui il riflesso nervoso, pur rinunciando all’utilizzo di molteplici componenti di processamento dei dati, offre il miglior adattamento possibile.

Il processo di elaborazione del sistema nervoso produce reazioni psicofisiologiche, ovvero segnali somatici, sensoriali ed emotivi associati a pensieri che ciascuno di noi percepisce nella propria esperienza personale, segnali che corrispondo a fatti elettrici e chimici, di fatto materiali, che avvengono nel nostro corpo.

Con un esempio pratico, sappiamo che la paura predispone ad una azione utile a fronteggiare il pericolo in modo efficace. Una prima valutazione viene elaborata dal sistema limbico (amigdala, talamo, ipotalamo ed ippocampo) dove, in sintesi, lo stimolo viene confrontato con la memoria degli stimoli fronteggiati precedentemente, le possibili reazioni riflesse di attacco, fuga e congelamento e delle strategie apprese nel corso della nostra storia: tale valutazione genera una reazione specifica che viene mediata, secondo situazione, da rilascio variabile di corticotropina, noradrenalina, dopamina, acetilcolina ma anche endorfine.

Tale descrizione sommaria suggerisce una ovvia interazione fra lo stato psicologico esperienziale e gli avvenimenti biologici correlati: la finestra di tolleranza ci permette di spiegare come il continuo divenire di sensazioni, emozioni e pensieri possa essere opportunamente descritto come l’oscillazione di stati di attivazione la cui intensità può variare notevolmente. Nello specifico la parola tolleranza indica il fatto che i picchi di eccessiva attivazione e disattivazione corrispondono al limite di tollerabilità del sistema nervoso, limiti oltre i quali il processo di elaborazione deve necessariamente ridurre la propria potenza organizzativa per operare valutazioni urgenti ed immediate.

Quando il sistema di elaborazione fluttua all’interno della ampiezza della finestra di tolleranza, tutte le componenti elaborative sono accessibili e organizzano i dati per fornire valutazioni congrue ed utili per fronteggiare l’interazione con la realtà: il sistema nervoso centrale (cervello) ed il sistema nervoso periferico (autonomo) gestiscono il processo dei dati in modo coordinato e le attività del sistema nervoso autonomo, simpatico e parasimpatico, operano in uno stato di equilibrio che consente di regolare il livello di attivazione nervosa.

In modo esemplificativo possiamo dire che l’emozione della paura, dell’ansia, è un fenomeno naturale della nostra esistenza, emozione che offre vantaggi evolutivi fondamentali poichè ci consente di fronteggiare pericoli fisici ed emotivi come la paura di morire piuttosto che l’ansia da prestazione, paure ed ansie che ci predispongono ad agire nel modo più vantaggioso possibile. L’intensità di tale emozione varia secondo la valutazione di urgenza che attribuiamo all’evento minaccioso e fino a quando tale oscillazione permane entro i limiti della finestra di tolleranza, processi di elaborazione cognitiva, emotiva e sensoriale percepiscono e valutano in modo organizzato la miglior risposta possibile. Qualora l’intensità oltrepassasse la tollerabilità, il sistema nervoso agirebbe diversamente poichè la valutazione dell’urgenza richiederebbe reazioni istantanee incompatibili con un processo di elaborazione così complesso: dunque reazioni stereotipate e riflesse vengono privilegiate rispetto a risposte elaborate anche cognitivamente attraverso l’uso della riflessività.

Il sistema vagale e l’organizzazione gerarchica

Il sistema vagale fa riferimento al funzionamento del nervo vago, coinvolto nella regolazione dei sistemi simpatico e parasimpatico: la teoria polivagale prevede che il nervo vago sia organizzato gerarchicamente in tre sottosistemi funzionali che corrispondono al ramo ventrale parasimpatico vagale (vago mielinico) che opera nella finestra di tolleranza e gestisce l’ingaggio sociale, il ramo simpatico vagale che gestisce le reazioni eccessivamente intense e le risposte di mobilitazione ed infine il ramo dorsale parasimpatico (vago non mielinizzato) che conduce le risposte di immobilità.

Il ramo ventrale ha origine nel nucleo ambiguo del tronco encefalico ove opera il sistema reticolare, associato allo stato di consapevolezza, di vigilanza e di attenzione dell’individuo: tale sistema opera in condizioni di equilibrio nervoso, preoccupandosi con particolare premura della gestione del nostro ingaggio sociale, ossia è attivo per la regolazione delle relazioni affettive e sociali. Infatti la dimensione interpersonale è la dimensione più potente di regolazione reciproca degli stati psicologici individuali, essendo noi organismi iper-sociali. Tale sistema svolge anche una funzione difensiva, la prima scelta di difesa, di fronte a condizioni di pericolo e di minaccia, reale o potenziale.

Infatti, ad esempio, una persona impaurita può essere rassicurata, se arrabbiata può essere contenuta, se triste può venir consolata: in una relazione armonica ciascuno dei partecipanti ha un parziale controllo sugli stati mentali dell’altro, motivo per cui la condivisione emotiva ed il confronto comunicativo possono, non necessariamente, risultare uno strumento estremamente potente di regolazione reciproca. L’ingaggio sociale rappresenta il primo sistema di difesa sia nella nostra capacità di chiedere aiuto e sia nella forma di ricerca di cooperazione o negoziazione nei confronti dell’aggressore.

Il ramo simpatico vagale assume il comando quando la difesa sociale fallisce, aumentando l’attivazione del sistema per la predisposizione di risposte di attacco e di fuga o immobilità tonica: il sistema percepisce un allarme tale per cui si prepara a fronteggiare il pericolo percepito. Attivazione e predisposizione ad una risposta di mobilitazione significa aumento della profondità e del ritmo respiratorio per acquisire più ossigeno, accelerazione del battito cardiaco e una maggior irrorazione sanguigna dei muscoli, incremento dello stato di vigilanza e di attenzione verso gli stimoli ambientali e la soppressione di qualsiasi funzione corporee non associate alla difesa fisica.

Ad esempio una reazione simpatico vagale adattativa accade quando attraversando la strada si avverte la minaccia di un veicolo che avvicinandosi ad alta velocità, rischia di investirci: istantaneamente il sistema nervoso disingaggia componenti elaborative che dilaterebbero il tempo di reazione (riflettere sulla velocità del mezzo e sulle eventuali conseguenze di un impatto) ed aumenta l’attivazione globale del sistema per predisporsi ad una risposta che verrà valutata fra le reazioni di attacco, fuga e congelamento. In questo caso, il corpo pronto a reagire, opterà preferibilmente per la fuga se vi è tempo sufficientemente per un movimento veloce oppure per il congelamento se non vi è tempo sufficiente per spostarsi: l’attacco sarà difficilmente espresso, data la sproporzione di forza fra il veicolo e la persona.

Infine il ramo dorsale parasimpatico assume il governo del sistema nervoso laddove le precedenti risposte di difesa risultassero inefficaci: connesso al tronco celebrale tramite il nucleo motorio dorsale vagale e organizza l’estrema difesa riducendo al minimo vitale l’attivazione del sistema, disattivazione più lenta o repentina durante la quale possono osservarsi fenomeni ridotta sensibilità somatica ed emotiva, bradicardia, stati di apnea, vomito, rilascio degli sfinteri rettali e che può esprimersi nel proprio estremo come sincope vagale (ossia lo svenimento). Raramente la bradicardia e le apnee, se prolungate cronicamente, possono provocare la morte.

Per offrire un esempio adattivo del funzionamento dorsale parasimpatico bisogna riferirsi ad una esperienza di pericolo estremo, che solitamente non fronteggiamo nella nostra quotidianità: la simulazione di morte, il collasso e lo svenimento rappresentano una difesa estrema dal pericolo di predazione poichè in natura nessun predatore si nutre di corpi già morti, poichè esposti a rischio di putrefazione e quindi di malattia.

Una questione di psicologia clinica

Un fattore condiviso riguardo i disturbi psicologici riguarda una diminuita incapacità di regolare e di modulare i propri stati mentali, dunque la capacità di sperimentare sensazioni ed emozioni in condizioni di sicurezza psicologica, detto altrimenti la possibilità di sperimentare sensazioni ed emozioni senza sentirsi sopraffatti dalla loro intensità. Infatti sia l’assenza di percezione emotiva e sia una intensità emotiva eccessiva segnalano in qualche modo una difficoltà di regolazione equilibrata degli stati mentali psichici.

Ad esempio sperimentare una emotività veemente, solitamente correlata allo spettro emotivo di paura e rabbia, genera una eccessiva attivazione del sistema nervoso, provocando un ridotta capacità di elaborazione cognitiva e diminuendo anche in modo eventualmente importante il livello di lucidità personale: attacchi di panico (paura angosciante spesso associata al timore di impazzire e di morire), agiti aggressivi (spesso verbali e relazionali, a volte fisici) ma anche condizioni di congelamento e blocco (sentirsi paralizzati) sono sintomi e segni clinici che possono manifestarsi in differenti classi di disturbi psicologici e che denotano un eccessiva attivazione del sistema nervoso; in alcuni condizioni psicologiche una cronica incapacità di percezione emotiva può produrre una serie di disturbi psicologici differenti che però condividono una scarsa capacità di ricezione dei segnali emotivi interni: apatia (cioè assenza di esperienza emotiva), abulia (diminuzione della forza di volontà e del movimento), alessitimia (scarsa consapevolezza emotiva) ed altri sintomi e segni clinici denotano una cronica riduzione dell’attività del sistema nervoso che rende la persona più affaticata, stanca e talvolta anche impotente nel fronteggiare la realtà durante il cammino verso la realizzazione dei propri obiettivi.

Infatti la finestra di tolleranza presenta una ampiezza differente per ciascun individuo, ampiezza correlata alla personale soglia di reazione agli stimoli: una soglia troppo bassa rende il sistema estremamente reattivo e sensibile mentre una soglia troppo alta si traduce con una ridotta ricettività e minor sensibilità agli stimoli. Questo dipende dalla storia personale di ciascuno di noi, dipende da quanto la nostra difesa all’ingaggio sociale sia stata efficace piuttosto che depauperata dalle nostre esperienze (con particolare riferimento al periodo infantile), dal tipo di organizzazione che abbiamo appreso e costruito nel nostro sistema nervoso rispetto alla gestione dei pericoli e delle minacce percepite.

Ad esempio, situazione apparentemente sicure possono essere percepite come minacciose sulla base delle esperienze precedenti, pericoli percepite che innescano delle reazioni difensive la cui prevalenza dipende dalla nostra storia di apprendimento precedente. Uno spazio aperto può generare reazioni di allarme e di urgenza alla fuga come nel caso dell’agorafobia, una rottura relazionale può provocare sensazione di allerta e reazioni aggressive piuttosto che un ricerca di rilassamento e tranquillità a casa dopo una giornata di lavoro può essere percepito come una vaga sensazione di spiacevolezza ed irritazione che spinge a ricercare cose da fare sempre.

Disregolazione ed eccessiva attivazione psichica

Nel caso di una iperattivazione accade di sperimentare emozioni e sensazioni percepite come decisamente intense ed intrusive: il sistema nervoso manifesta un incremento della percezione sensoriale e della reattività emotiva associata ad diminuita efficacia cognitiva, spesso correlata ad immagini intrusive.

Disregolazione ed eccessiva disattivazione psichica

Quando si fronteggia uno stato di ipoattivazione succede di provare una ridotta sensibilità somatica ed emotiva: una maggior anestesia sensoriale si associa ad una riduzione della motivazione all’azione, una percezione emotiva ovattata.